Dopo la rivoluzionaria invenzione della stampa a caratteri mobili, ad opera di Gutembergh, le stamperie divennero il motore del cambiamento epocale in corso.
Alla fine del 1400, Venezia era un luogo di avanguardia, culturale ed artistica. In questa atmosfera, iniziò a lavorare Aldo Manuzio, l’inventore del ”carattere italico” che tutti conosciamo.
All’epoca, in città c’erano già numerose tipografie e Venezia era una delle capitali della stampa.
Il mestiere dello stampatore era molto specializzato e anche molto richiesto dal ceto più abbiente e dal clero, che chiedevano sermoni, bibbie, testi di legge e di diritto romano. Più popolari erano i calendari.
Manuzio era un creativo e come tutti i creativi tendeva a migliorare le tecniche, a inventare nuovi caratteri, sperimentare impaginazioni innovative, eccetera. E soprattutto a creare linee di stampa coerenti, diventando probabilmente il primo editore. Grazie al suo lavoro e a finanziatori lungimiranti, riuscì ad affermare ancor di più Venezia come centro nevralgico della cultura europea.
Fu sua l’ideazione delle cosiddette ”collane” di libri.
Il suo corsivo, l’italic, fu così nominato da francesi e inglesi, in omaggio alla stampa veneziana. Inventò il punto e virgola e incrementò l’importanza e l’uso della punteggiatura: la virgola, l’apostrofo e l’accento utilizzandoli come sono utilizzati ancora oggi.
Inventò il diritto d’autore, il copyright, che gli venne concesso dalla Serenissima.
Insomma un grande innovatore e un inventore straordinario, fu forse il primo designer del libro.